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PROGETTO OSMATER | Il patrimonio storico-architettonico
 
Progetto PIC Interreg III 2000-2006
OSMATER
Osservatorio Sub-Alpino Materiali Territorio Restauro

IL PATRIMONIO STORICO-ARCHITETTONICO DEL TERRITORIO (VCO E TICINO) ED I RELATIVI MATERIALI LAPIDEI UTILIZZATI NEL PASSATO.

a cura di Maurizio Serito Gomez
 

1. Introduzione e quadro cronologico di sintesi

La comprensione degli impieghi delle pietre nel tempo ha il significato di recupero dei cosiddetti valori storici che finchè non sono conosciuti non possono venire rispettati. La conoscenza storica di un monumento e del suo contesto passa quindi anche per quella della consistenza materiale. Là dove il materiale da costruzione è la pietra si possono cogliere aspetti peculiari nel momento in cui si fanno emergere le regole che hanno prodotto le scelte di impiego. Tali differenziazioni sono strettamente legate a mutamenti storici e politici oltre che economici e sociali.

  • XIII secolo (prima metà) comincia la colonizzazione del versante alpino italiano da parte dei Valser; essa avviene per volontà dei feudatari italiani che, nei loro possedimenti del Vallese, reclutano contadini con l'intento di predisporre un piano di migrazione controllata.

  • Nel 1328 si formano due distretti:
    • L'Ossola Superiore, con capoluogo Domodossola, di cultura tedesca.

    • L'Ossola Inferiore, con capoluogo Vogogna, tenuta da un Podestà per conto del Comune di Novara e dal 1378, in nome dei Signori di Milano.

    • Macugnaga e Ornavasso, anch'esse tedesche, erano indipendenti.


  • Nel 1486 Formazza, giura fedeltà a Gian Galeazzo Sforza signore di Milano.

  • Dal 1515 non è più stato modificato il confine tra gli stati "italiani" e la Svizzera.

  • Nel 1535, dopo due brevi periodi di dominazione svizzera, tra il 1417 e il 1422 e tra il 1512 e il 1515, tutta la valle cade sotto il dominio spagnolo.

  • Nel 1714, in seguito al trattato di Utrecht l'Ossola entra a far parte dell'impero austriaco.

  • Nel 1748 l'Ossola viene annessa ai domini sabaudi; per la prima volta la città di riferimento non è più Milano ma Torino.

3. Tipi di impiego nei monumenti

  • pietre strettamente locali, impiegate nelle strette vicinanze del luogo di reperimento.


  • pietre locali che sono state trasportate all'interno del territorio.


  • pietre "strategiche" che hanno avuto cioè un prevalente impiego fuori dal territorio.


  • pietre di importazione, provenienti prevelentemente da territori limitrofi.


Le pietre che si possono riconoscere in opera sono ancora distinguibili secondo un ulteriore criterio fondamentale:

  • quelle di un certo pregio, caratterizzate da valori estetici e doti di buona lavorabilità, provenienti da cave più o meno lontane in valle o fuori.


  • quelle più povere e di provenienza strettamente locale, che sono il risultato della selezione e lavorazione di materiali anche sensibilmente eterogenei che nel territorio in esame risultano essere di origine morenica o detritica.


Appartengono a questa seconda categoria praticamente tutti gli elementi in gneiss che, sotto forma di serizzi e di beole, costituiscono il paramento strutturale e a volte anche ornamentale di molte costruzioni dell'area studiata.

4. Comunicazioni e collegamenti culturali

Il territorio compreso tra le valli ossolane e il Canton Ticino è caratterizzato da una naturale vocazione alla comunicazione. Storicamente si sono create condizioni favorevoli al passaggio di culture e di materiali rendendo il contesto culturalmente ricco.

Il territorio della provincia del Verbano Cusio Ossola rappresenta un interessantissimo incrocio di vie di comunicazione naturali percorse dall'uomo fin dalla preistoria.
Il lago Maggiore, che attualmente segna il confine tra Piemonte e Lombardia, ha in realtà sempre rappresentato una comoda via di collegamento naturale - un vero e proprio snodo strategico - tra queste due regioni e la Svizzera.

5. I materiali e le idee trasportate

La pressochè infinita fornitura dei marmi di Candoglia per la Veneranda Fabbrica milanese, si calcola in almeno mezzo milione di lastre per i rivestimenti e più di trentamila statue.

Di granito sono passate sul lago migliaia di colonne a partire del '400 fino alla costruzione delle ferrovie ottocentesche.

Ma sul lago Maggiore dalla seconda metà del '500 hanno cominciato anche a transitare colonne e blocchi dei marmi provenienti dalle cave di Arzo che, oltre che nel territorio svizzero, venivano trasportati in Italia seguendo un percorso che da quel lago, raggiungendo Ponte Tresa, risaliva fino al passaggio nel lago Maggiore. Da qui, attraverso i navigli, si poteva proseguire per Milano e la Lombardia ma anche risalire il Po verso Torino e il resto del Piemonte.
Tale sistema di comunicazione ha quindi messo in comunicazione un vasto territorio permettendo scambi di uomini, di idee, di materiali e quindi di cultura.
Se si osserva ad esempio la chiesa di San Nicola a Ornavasso, terminata nel 1587 e interamente realizzata in una varietà di marmo locale sensibilmente patinato di bruno, se ne possono puntualizzare alcuni aspetti peculiari: essa rappresenta infatti un esempio di assoluto valore artistico come architettura rinascimentale lombarda, ma in quest'area appare un oggetto del tutto isolato. I suoi omologhi possono essere infatti ritrovati in territori situati molto più a est tra il milanese, Pavia.
Si deve trattare verosimilmente dell'opera di maestranze che si trovarono a Ornavasso per la fornitura e la lavorazione di marmi per un grande cantiere della pianura che ebbero l'occasione di lasciare qualcosa di più di un segno del loro passaggio, quello ancora più tangibile della loro perizia.

6. I modelli architettonici e i diversi litotipi

Per sottolineare l'elevato livello qualitativo della chiesa di Ornavasso basta fare un confronto stilistico con alcune strutture coeve tipicamente locali come la cupola lapidea presente a Verbania nella chiesa della Madonna di Campagna e che si ripete, similmente a Cannobio nal Santuario della SS. Pietà e, in maniera più puntuale, risalendo il lago oltre il confine svizzero, al santuario della Madonna del Ponte di Brissago. Essi fanno palesemente riferimento alle strutture delle cupole bramantesche dei primissimi anni del '500 tra le quali quella della collegiata di Saronno, eretta dall'Amadeo può essere presa ad esempio, di cui semplificano gli schemi proponendone alcune versioni più alla portata dei limitati mezzi dei cantieri e dei materiali locali. Solo per pochi particolari si impiegano materiali di cava. Nella chiesa della Madonna di Campagna il portale principale è in marmo grigio di Ornavasso mentre le cornici delle finestre sono scolpite in pietra di Angera. Nella chiesa di Brissago invece il portale, affiancato da una coppia di colonne scanalate, è scolpito in pietra di Angera mentre capitelli e basi della colonne sono in marmo rosa di Candoglia o di Ornavasso. Le colonne monolitiche a sezione ottagonale della chiesa di Pallanza scolpite in serizzo prodotte della lavorazione di grandi massi erratici che, come noto, raggiungevano anche la pianura a sud dei laghi.


Brissago: Madonna del Ponte, portale in pietra di Angera
Madonna del Ponte, portale in pietra di Angera
Chiesa di Madonna di Campagna finestra in pietra di Angera
Chiesa di Madonna di Campagna, finestra in pietra di Angera
capitello in serizzo delle colonne interne
Capitello in serizzo delle colonne interne

Verbania: Chiesa di Madonna di Campagna, part. del portale in marmo
Chiesa di Madonna di Campagna, part. del portale in marmo
Verbania: cupola della chiesa della Madonna di Campagna
Cupola della chiesa della Madonna di Campagna

8. Percorsi e corrispondenze tra Svizzera e Italia

Si spiega soltanto con la sudditanza ai Signori di Milano la presenza nelle architetture medievali di Vogogna di un materiale che fa parte di una tradizione tipicamente lombarda e certo non ossolana come la pietra di Angera che troviamo associata ai marmi e alle beole locali nelle parti decorative del castello e in alcune delle costruzioni medievali del paese.
Per quanto riguarda il granito, rimanendo in valle, esso arriva a Domodossola nell'Ottocento quando furono realizzati, tra il 1816 e il 1859 due nuovi edifici per il collegio Rosmini.

Sul versante svizzero di Mendrisio sono invece segnalati materiali differenti. I paramenti della chiesa romanica di San Martino a Mendrisio sono in pietra calcarea nera di Salorino, il medesimo materiale che sul versante Italiano del lago di Como è noto come pietra di Moltrasio, usato insieme alle pietre di Saltrio e Viggiù.
Le pietre di Saltrio Viggiù e Brenno, già molto impiegate giunsero fino a Vercelli nei primissimi anni del XIII secolo per la costruzione della chiesa gotica di Sant'Andrea. Si ritrovano poi del tutto occasionalmente nell'area torinese sul finire del XVIII secolo per farvi ritorno in grandi quantità una volta realizzate le ferrovie da metà '800 in avanti.
Proprio ottocenteschi sono gli impieghi che si riconoscono anche sul lago Maggiore come ad esempio sulla facciata neoclassica della parrocchiale di San Vittore a Canobbio dove sono in questo materiale le grandi statue sul fastigio mentre le paraste ioniche di ordine gigante sono in granito rosa di Baveno lo stesso della facciata novecentesca del vicino santuario della Santissima Pietà.

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