Le strade sono il tessuto connettivo di un territorio
e quando comunicazioni, viaggi e trasporti avvenivano a piedi, a cavallo,
o con mezzi lenti come carri e carrozze, esse non erano solo il supporto
fisico nel movimento ma "erano il viaggio". Larga parte dell'esperienza
percettiva di un viaggio era infatti costituita dalle fattezze della strada,
dalla sua pavimentazione, dai suoi bordi e dal paesaggio immediatamente
circostante. La lentezza del movimento privilegiava la percezione di tutti
i dettagli più vicini: il paesaggio che si vedeva era essenzialmente
quello su cui si posavano i piedi. Anche i panorami più ampi e
lontani assumevano essenzialmente il ruolo di fondale dello spazio della
strada: avanzando lentamente essi cambiavano poco e non erano lo scenario
di rapido consumo delle rapide vie di comunicazione contemporanee. Le
visuali più larghe erano la quinta naturale in cui si collocava
la percezione della strada.
In un paesaggio di pietra, le strade non potevano che essere di pietra. E alcune
sono veri capolavori scultorei: di pietra sono le gallerie, i ponti, i parapetti,
i paracarri, le indicazioni e - soprattutto - le pavimentazioni.
Il selciato è il vero cordone ombelicale che tiene unito l'uomo che si sposta
alla terra, alla sua parte più profonda rappresentata dalla pietra.
Ancora oggi, che si sono inventati cento altri materiali per i fondi stradali, si
prova un legame vero e vitale con il territorio solo quando i piedi poggiano su un
solido lastricato di pietra.
La cultura ossolana ha saputo creare e impiegare con maestria cento tipo di
pavimentazioni tratti dall'inesauribile repertorio delle sue cave.
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