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PROGETTO OSMATER | Banca dati del progetto O.S.M.A.T.E.R.

LA BANCA DATI DEL PROGETTO OSMATER

OBIETTIVI

La creazione di un centro di competenza subalpino per lo studio dei materiali in funzione del loro impiego in edifici storici, implica lo sviluppo di uno strumento di catalogazione, archiviazione e gestione dei dati risultanti dal Progetto OSMATER e da ogni ricerca successiva.
Obiettivo primario del progetto è stato quello di creare uno strumento flessibile, atto ad essere adeguato a necessità che possono mutare nel tempo; un punto di partenza verso nuove ricerche e non solo un punto di arrivo.
La forma scelta per la realizzazione del progetto è stata quella della banca dati georeferenziata, presente in rete e quindi accessibile e consultabile via Internet a tutti gli interessati. La banca dati raccoglie i risultati della ricerca proveniente da tutti i partecipanti al progetto, senza distinzione quindi fra parte svizzera ed italiana.

LA STRUTTURA DELLA BANCA DATI

Una banca dati è costituita fondamentalmente da elementi e da una struttura, che regola le relazioni fra i singoli elementi.
Considerando la pluralità degli attori coinvolti e la presenza di più culture scientifiche, sin dall’inizio del lavoro di sviluppo è apparso chiaro come ci si dovesse attendere una scarsa omogeneità dei dati risultanti dalla ricerca. Questa disomogeneità è destinata ad aumentare in futuro, quando i dati non perverranno più da un unico progetto di ricerca, bensì da fonti diverse.
Si è pertanto deciso di limitare il più possibile i parametri caratterizzanti di ogni elemento, delegando una sua più completa ed esauriente descrizione agli allegati.

Sono elementi della banca dati:

Il monumento:
Con il concetto di monumento (improprio ma di uso comune) si identifica l’oggetto storico costruito.
Esempi di monumenti sono: la chiesa, il palazzo, ecc.
L’elemento monumento è georeferenziato.
Allegati: descrizione, bibliografia, piani di rilievo, immagini, ecc.

La parte-monumento:
L’introduzione di questo concetto si rende necessaria per conferire un carattere il più possibile univoco alla relazione monumento-roccia.
Esempi di parte-monumento: la facciata, la cripta, ecc.
Allegati: descrizione, rilievo, mappatura, immagini, schede petrografiche, prove di laboratorio, ecc..

La classe di rocce:
Elemento corrispondente all’omonimo concetto in geologia: consente di raggruppare rocce secondo la loro classificazione scientifica.
Si tratta di una classificazione utile soprattutto in fase di ricerca all’interno della banca dati e per l’accesso a quella parte di documentazione comune a un’intera classe di rocce.
Allegati: bibliografia

La roccia:
Il concetto individua una singola roccia caratterizzabile in riferimento al territorio e alla sua locazione.
Allegati: descrizione, scheda petrografica, prove di laboratorio, ecc.

La cava:
Con questo concetto si identifica il singolo luogo di estrazione di una determinata roccia.
L’elemento cava è georeferenziato.
Allegati: descrizione, scheda tecnica, scheda petrografica, prove di laboratorio

Il percorso
Il percorso rappresenta il collegamento fra il luogo di estrazione e quello di impiego, storicamente determinato e georeferenziato.
Allegati: descrizione, bibliografia, cartografia, immagini, ecc.
Fra gli elementi esistono ovviamente delle relazioni, ad esempio:
roccia/cava: si tratta di una relazione ovvia, che è sempre data.
Roccia/cava/parte monumento: la sua individuazione rappresenta uno degli obiettivi della ricerca.

L’ACCESSO ALLA BANCA DATI

L’accesso alla banca dati via internet avviene attraverso il link:

http://istgis.ist.supsi.ch/osmater/

La homepage presenta tre possibilità:
il progetto; la mappa interattiva; l’area utenti.
L’area progetto descrive brevemente il tema e gli obiettivi della ricerca.
La mappa interattiva rappresenta lo strumento di dialogo con la banca dati.
Essa presenta due settori: a sinistra la mappa interattiva vera e propria, a destra i settori ricerca e informazioni.
Sulla mappa sono rappresentati con simboli gli elementi georeferenziati, cioè i monumenti e le cave. Cliccando sull’oggetto scelto, il settore informazione presenta i parametri dell’elemento e la lista degli allegati a cui si può accedere.
Il settore ricerca permette di individuare, attraverso l’inserimento di parole-chiave, gli elementi (monumenti, cave, rocce) a cui si è interessati.
Il settore informazioni, come già detto, elenca tutto il materiale disponibile sull’oggetto individuato attraverso la mappa interattiva o il settore ricerca e permette di visionarlo.
L’area utenti è riservata unicamente all’amministratore del sito (SUPSI) e permette l’inserimento, la modifica e l’aggiornamento dei dati.

LA RACCOLTA E L’ANALISI DEI DATI

I MONUMENTI E LE PARTI-MONUMENTO

Sono stati individuati e analizzati i seguenti oggetti storici:
La chiesa di San Martino a Mendrisio, in particolare il lato nord
Il Battistero di Riva San Vitale, in particolare il pavimento
La chiesa di San Nicolao a Giornico, in particolare le sue parti in Pietra Ollare.
Per tutti gli oggetti sono state realizzate le mappature delle parti interessate dall’indagine. Nel caso di Riva San Vitale è stato anche allestito un rilievo aggiornato del pavimento.
A Mendrisio e a Giornico si sono effettuati prelievi sistematici di microcampioni dei litotipi, sottoposti quindi ad analisi petrografica. A Riva San Vitale si è invece proceduto a un rilievo fotografico (macrofoto) di ogni litotipo.

LE CAVE E LE ROCCE

Una volta delimitate, sulla base delle osservazioni fatte sui monumenti e sulle classi di rocce, oggetto della ricerca, si sono individuati tutti i relativi luoghi estrattivi (le cave attive, quelle storiche e gli affioramenti) presenti sul territorio, in un’area che comprende il Mendrisiotto, le province di Como e Varese, da Lecco sino alla sponda orientale del Lago Maggiore.
Considerato il gran numero di giacimenti e la scarsa documentazione che li concerne, non è stato invece possibile ripetere la stessa ricerca nell’Alto Ticino per i luoghi di estrazione della Pietra Ollare. Ci si propone tuttavia di analizzarli in occasione di una futura ricerca.
Tutti i campioni di rocce prelevati in cava sono stati sottoposti ad analisi petrografica, per poterli confrontare con i campioni ricavati dai monumenti.
In alcuni casi si è anche proceduto a prove meccaniche sui campioni di cava, in vista di una migliore caratterizzazione della pietra.

DUE ESEMPI

IL LATO NORD DELLA CHIESA DI SAN MARTINO A MENDRISIO

La chiesa di San Martino a Mendrisio presenta tre fasi costruttive, evidenziate dalla triplice stratificazione del lato nord.
Ad un primo esame visivo, nella parte inferiore si individua uno zoccolo murario; il paramento intermedio è sormontato da archetti pensili in Tufo Lombardo che recano in parte tracce di scialba ture; nella parte superiore gli archetti pensili e le cornici delle aperture sono invece in arenaria.
Tutto il paramento murario delle tre fasi appare uniforme nel litotipo (Calcare selcifero), anche se diversificato per qualità di lavorazione e tipo di apparecchiatura.
Su tutta la superficie della parete sono stati effettuati delle microcampionature dei litotipi individuati, campioni da cui sono state ricavate delle sezioni sottili, poi sottoposte ad analisi petrografica.
Il confronto con campioni prelevati da luoghi di estrazione (cave e affioramenti storici) della regione che va dal Basso Ceresio alle province di Como e Varese sino a Lecco, ha permesso di stabilire delle relazioni univoche, anche se talvolta non evidenti, fra materiale, cava e monumento.
La pietra che forma il paramento murario principale delle tre fasi è stata individuata come Calcare Selcifero, comunemente denominata Pietra di Salorino, che ancora oggi si ricava nei pressi dell’omonimo villaggio sopra Mendrisio. La sua provenienza non è però legata alle cave attuali, bensì ad una cava storica situata a Monte, nei pressi di Casima (Valle di Muggio), come dimostra il confronto delle schede petrografiche.
Gli archetti pensili del secondo ordine sono realizzati in Travertino, comunemente detto Tufo Lombardo. L’analisi petrografica per confronto porta ad un affioramento situato nella parte nord del Comune di Rancate, in località Cantone.
Da notare che per quanto riguarda il Travertino, pietra strutturalmente molto discontinua e, limitatamente ai prelievi effettuati sul monumento, molto degradata, l’analisi petrografica può non essere ritenuta conclusiva. In effetti, alcuni campioni sembrano indicare come origine un affioramento situato lungo il fiume Breggia, in territorio di Morbio Inferiore, nell’attuale Parco della Breggia.
Gli archetti pensili e le modanature del terzo ordine risultano invece essere in Arenaria clastica, comunemente detta Pietra Molera. La maggior parte dei campioni presenta affinità conclusive (sempre nel confronto delle relative schede petrografiche) con la pietra proveniente da una cava storica in territorio di Malnate (Varese), parte di un’area estrattiva che comprendeva 8 cave.
Per alcuni singoli campioni di Pietra Molera esistono invece maggiori affinità con il materiale proveniente dalla zona di Camerlata (Como), anche qui da una cava storica denominata Camerlata ovest.
I risultati della ricerca possono quindi essere considerati univoci e conclusivi solo per quanto riguarda la Pietra di Salorino.
Per il Tufo lombardo si sono già esplicate delle difficoltà legate alla natura stessa del materiale; in ogni caso si è potuta circoscrivere l’origine della pietra e due possibili sedi estrattive.
Nel caso della Pietra Molera si potrebbe invece pensare a materiali parzialmente di reimpiego, pratica frequente per elementi lavorati, il che spiegherebbe le due diverse origini.


IL PAVIMENTO DEL BATTISTERO DI RIVA SAN VITALE

Il Battistero di Riva San Vitale è un edificio paleocristiano, la cui prime fasi di costruzione risalgono al V secolo. Probabilmente a questo primo periodo della sua storia deve essere fatto risalire il pavimento, realizzato con una tarsia geometrica.
Tralasciando le integrazioni in marmo Botticino dovute ai restauri novecenteschi, il motivo principale è costituito da una dicromia in bianco e nero. Qua e là sono però presenti singole tessere costituite da diverse pietre colorate, disposte in modo assolutamente casuale. Anche i raccordisono considerati estranei alla tarsia originale, appare poi la croce inserita in corrispondenza dell’apertura dell’absidiola rivolta ad est, realizzata con una Breccia non meglio individuata.
Considerata anche l’analogia con gli altri, pochi esempi di pavimenti contemporanei (atrio di S.Maria Fuori Portas a Castelseprio) si può ipotizzare che il pavimento originale fosse realizzato esclusivamente in dicromia bianco/nero. La croce ad est dovrebbe essere contemporanea all’apertura della prima absidiola, mentre le integrazioni con pietre colorate possono essere considerate successive.
Si è rinunciato ad una campionatura a tappeto del pavimento; si sono invece raccolte alcune scagli dei materiali principali (bianco e nero), insufficienti per un’indagine petrografica, ma che in futuro potranno essere sottoposti ad altri tipi di analisi.
Di tutti i litotipi presenti nel pavimento sono state realizzate macrofotografie, che permettono un esame visivo per confronto.
Ad un accurato esame visivo, la pietra di colore nero presenta forti analogie con un campione di Calcare Carbonioso, detto Nero di Varenna, prelevato dalla cosiddetta Cava Alta, in territorio di Varenna appunto.
La pietra di colore bianco presenta invece, sempre ad un esame visivo, tutte le caratteristiche del Marmo di Musso, ricavato dalla cava storica di S. Eufemia a Musso.

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