In un paesaggio di montagna i muri sono dappertutto,
sono il corrispettivo verticale delle pavimentazioni, sono la pietra che
sfida la gravità, o che sfrutta la gravità per rendersi utile.
Il repertorio ossolano di muri di pietra è praticamente infinito. Essa è
stata impiegata in tutti i possibili modi, grezza, tagliata, squadrata, lavorata, con
pezzi di dimensione uniforme o con composizioni diverse e spesso straordinarie.
La pietra è impiegata orizzontalmente ma anche in lastre verticali solidamente
conficcate nel terreno a costruire recinti solidi, duraturi e molto eleganti nella loro
semplicità. Sono proprio queste barriere a costituire una delle immagini più
famigliari e che meglio caratterizzano il paesaggio antropico tradizionale della Valle.
I muri di contenimento sono il vero capolavoro dell'umanizzazione del paesaggio. Con il
terrazzamento della montagna - che ha caratterizzato ampie porzioni dei panorami ossolani -
natura e muri si sono confusi al punto da essere difficilmente distinguibili. La montagna
è diventata muro, il muro è diventato montagna, in una straordinaria sinfonia
di pietra.
Ci sono muri che dividono spazi e funzioni ma tutti assieme mostrano una incredibile valenza
culturale unitaria: in realtà essi finiscono per essere uno dei principali strumenti
di unificazione percettiva del paesaggio.
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